Il capitale sociale è stato sperperato

La finanza non intacchi la salute della democrazia

di Francesco Nucara

Il Governo di Mario Monti ha avviato la propria attività con il primo atto significativo: la manovra finanziaria. In sede di dichiarazione di voto avevamo già detto che l’ultima manovra di Tremonti sarebbe stata insufficiente e sarebbe stata necessaria una manovra aggiuntiva.

Il presidente del Consiglio in carica vi ha provveduto e noi non possiamo che esserne soddisfatti. Certo, non siamo alla fine di un percorso ma solo all’inizio e qualche sbavatura si intravede qua e là, se lo stesso sottosegretario Catricalà è costretto a dire, in una nota trasmissione televisiva, che al pagamento dell’ICI, o come si chiamerà, da parte della Chiesa non ci hanno pensato, vista l’urgenza, cui erano costretti, nella determinazione che l’Italia non andasse a fondo. Le sbavature non possono però al momento incidere sulla valutazione positiva che noi diamo alla struttura del governo e alla sua operatività.

Né pensiamo che vecchi arnesi residuali di una vecchia ed obsoleta concezione politica elitaria siano in grado di aiutare Mario Monti nell’esercizio delle sue funzioni di governo.

Ci sarà pure una bella differenza tra chi chiede sacrifici agli italiani per "salvare" l’Euro, e con il salvataggio della moneta unica iniziare un percorso, accidentato quanto si vuole, ma il cui approdo dovrebbe essere l’Europa politica; e quanti un po’ leghisticamente vorrebbero la fine dell’Euro dopo averne incensato l’esordio.

Siamo convinti che l’Euro vada salvato e che il "politico-non politico" Monti possa continuare in modo liberaldemocratico il percorso che negli anni ‘50 fu patrimonio di De Gasperi e di Sforza.

Le nostre preoccupazioni non sono quindi rivolte al ruolo che sicuramente l’Italia, con questo governo, ricoprirà prestigiosamente in Europa.

Questo governo ha in sé la forza morale e la capacità di rompere l’asse Merkel-Sarkozy, di per sé innaturale. Non è mai esistito storicamente un asse franco-tedesco: la loro recente doppia ilarità è stata, alla luce di una aggiornata disamina, quanto meno inopportuna.

Mario Monti sarà sicuramente leader sullo scenario europeo e sarà lui il catalizzatore della moneta unica dell’Europa.

E allora tutto bene? Niente critiche? Solo atti fideistici? Nossignore. La nostra preoccupazione, come abbiamo detto nell’intervento in Aula alla Camera dei Deputati, è il mercato delle infrastrutture, soprattutto meridionali. Le scarse parole dette in proposito dal Ministro Passera ci preoccupano non poco. Non sempre il silenzio è d’oro. Talvolta può essere rivelatore di una condizione di impotenza, di una mancanza di idee, a prescindere dalla scarsità delle risorse.

Anche in questo caso diamo fiducia, in attesa di valutare lo svolgimento del tema.

La nostra preoccupazione vera però non riguarda il Governo Monti. La fiducia che gli abbiamo accordato, fin da prima che lo stesso ricevesse l’incarico dal Presidente della Repubblica, è emblematica del nostro pensiero.

La nostra preoccupazione è di ordine generale e riguarda il clima che s’è creato in Europa e nel Paese.

Il fascismo e il nazismo nascono dall’antipolitica e dall’antipartitismo. Su basi quindi "antidemocratiche", si è avviato quel processo di inizio anni ‘90 che ha determinato un malinconico declino della politica italiana e con essa dei partiti che erano stati l’architrave della storia italiana dalla fine dell‘800 fino ai giorni nostri.

Tuttavia, mentre gli avvenimenti degli anni ‘90 avevano un sapore quasi dilettantistico, oggi non è più così. La globalizzazione e la finanza dominano la società e determinano il successo o l’insuccesso, più spesso il secondo, del processo democratico dei paesi membri dell’Unione Europea.

Il successo della democrazia non è dovuto all’individualismo o al comunitarismo, presi ognuno per proprio conto, ma alla loro interazione.

E’ pur vero che in Europa si arriva per proprie scelte e a richiesta, ma è anche vero che nessuno può nemmeno tentare di sopraffare un altro Stato membro, pensando di averne diritto solo perché più forte economicamente.

Siamo sicuri che il liberaldemocratico Monti la pensa come noi e che darà lustro e prestigio all’Italia e all’Europa. E siamo anche certi del ruolo che eserciterà con passione e competenza per evitare quanto, ahimè, si sta profilando all’orizzonte: la salvezza delle finanza a discapito della salute della democrazia.

Non sarà così. Se così dovesse essere non saremmo certamente d’accordo. Fiducia quindi! Le società a bassa fiducia, quando il capitale sociale è stato speso, e l’Italia l’ha sperperato, hanno bisogno di tempi lunghissimi per ricostruirlo.

Sempre che ciò sia possibile.